venerdì 23 gennaio 2009


Aveva un nome breve.
Aveva sedici anni, a quattordici aveva avuto un figlio che era stato dato in adozione e le era rimasto il terrore di restare nuovamente incinta.

Perciò la sua farfallina era off limits, là dentro non ci entrava più nessuno.

Eravamo a casa mia, Patrizia e Silvano già sul mio letto e noi in tinello a fare conoscenza.

Non mi riusciva di rompere il ghiaccio. Eppure lei era venuta proprio solo per scopare. Finalmente abbiamo deciso di iniziare, lei è andata in bagno a lavarsi e tornando mi ha detto “non badare che è bagnata, è solo acqua”, poi mi ha spiegato che l’unico canale disponibile era quello anale.

Non so quale ventenne appena tornato da militare e dalle esperienze sessuali modeste, avrebbe saputo mantenere la calma.

Io l’ho persa completamente.

Mi sono agitato un pò su di lei, cercando di provocare la sua eccitazione e in pochi attimi sono venuto.

Umiliante.

L’ho incontrata nuovamente un paio di anni dopo, quando le mie abilità erano decisamente migliorate.

Abbiamo chiacchierato a lungo, siamo anche saliti in soffitta, abbiamo giocato parecchio, ma senza spogliarci, eravamo entrambi eccitati, lo so perché mi è capitata una mano tra le sue cosce ed era tutta bagnata.

Non ha voluto scopare con me, penso che fosse perchè mi considerava poco bravo.

Non era più vero, avevo una vita sessuale intensa con più ragazze contemporaneamente, ma non ero bravo abbastanza da forzarla quel minimo che sarebbe stato sufficiente, non avevo ancora capito che cosa sono i no delle donne ma soprattutto - non me lo perdonerò mai - avevo quella specie di rispetto romantico per le donne che mi imponeva di trattarle da pari e non da donne.(come si devono trattare le donne?)

Cosce pienotte e sode, tettine ritte e dure come il marmo, culetto ritto, licio e morbido, visetto di ragazzina, un pò porca ed un pò romantica.

Avrei potuto stendermi fra le sue gambe e far scorrere il mio cazzo nella sua fighetta, che era sicuramente bagnata, e non saprò mai come veramente era.

Avrei potuto farla inginocchiare gattoni, prenderla per i fianchi ed affondare il mio cazzo dentro di lei -ora so che le sarebbe piaciuto sentirsi piena - e finalmente, penetrare in quel buchino che due anni prima era il suo unico mezzo per farsi riempire.

Dimenticavo la bocca.

Aveva labbra pronunciate e rosse senza rossetto, proprio da bimba.
Avrei potuto farla inginocchiare fra le mie gambe aperte, lasciarla chinare sul mio cazzo, farlo entrare nella sua bocca e andare su e giù fra le sue guance, prenderle la testa fra le mani ed accompagnarla dolcemente, qualche volta spingendo nella sua gola, come faccio ora.

Ma non l’ho fatto, ne ho grande rimpianto.

Ci penso spesso e non ricordo più il suo nome.

Aveva un nome breve.

5 commenti:

  1. l'ingenuità di quel che eravamo e che, a causa sua, abbiamo perso.
    O forse no... se te l'avesse data, forse questa storia non te la saresti ricordata, proprio come il suo nome.
    Ti abbraccio mio Sire

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  2. peccato che tu non ricordi il suo nome...

    buona domenica

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  3. Si può dimenticare, il suo nome, ma lei e l'evento restano un ricordo di gioventù, bello ed un pò triste.
    Comunque, meglio così, con la mia mania di approfondire le storie ed assumermi sempre ogni responsabilità, chissà che ne sarebbe venuto fuori.
    Non che con tutte le altre sia andata megli, sono un inquieto ed ho sempre scelto donne inquiete.

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  4. io non ci credo che tu non ti ricordi il suo nome

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  5. Davvero non ricordo, ma non è mica l'unica, sono parecchie la donne che ricordo ma non so più come si chiamano. Sicuramente qualcuna mi è interamente passata dalla memoria.
    D'altro canto, non sono più un ragazzo, ho avuto tre convivenze e per scegliere ho douto provarne molte. Naturalmente..

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